30 mar 2014

Joe Strummer

(The Clash; Joe Strummer & The Mescaleros) 

Il futuro non è stato ancora scritto...
"The future is unwritten." (Joe Strummer)



Il suo vero nome era John Graham Mellor, veniva da una famiglia dell'alta borghesia e decise di assumere il nome in codice "Strummer" (strum = "strimpellare", e dunque strummer è lo "strimpellatore").

https://youtu.be/AL8chWFuM-s

Era di apparente buona salute quando morì a soli 50 anni, il 22 dicembre 2002. La sua famiglia pregò gli amici e gli ammiratori di non portare corone di fiori al suo funerale, bensì di fare un'offerta per il Mandela SOS Fundraising. Joe aveva da poco scritto una canzone, "46664", che Bono degli U2 avrebbe cantato il 29 novembre 2003 a Città del Capo in un memorabile concerto in onore di Nelson Mandela. "46664" era il numero di identificazione che avevano dato in prigione al leader del movimento anti-apartheid.



Quindi Strummer era un sobrio idealista? Per molti era un esponente del surrealismo, e indicativo in questo senso è il fatto che amava Captain Beefheart a tal punto da invitarlo alle sue gig. Per altri era un filosofo, un poeta che sapeva cogliere sia gli aspetti sociali che quelli metafisici dell'esistenza.
"La vita è malata, nessuno sa perché viviamo. Il mondo non sarebbe mai dovuto esistere."

John Graham Mellor, poi noto come Joe Strummer, era nato ad Ankara il 21 agosto 1952, figlio di un diplomatico britannico. Con i genitori viaggiò in Messico, Germania, Egitto, sempre interessandosi degli stili musicali dei singoli Paesi.
Insieme al fratello maggiore David completò gli studi in un collegio londinese - una di quelle scuole assai care destinate ai rampolli dell'élite. "Lì presi un sacco di botte" ebbe a raccontare Joe più tardi. "C'eravamo noi, i residenti in loco, e c'erano gli scolari che venivano solo per le lezioni e poi se ne tornavano a casa. Ebbene, questi ultimi odiavano i residenti, e infatti ce ne combinarono di tutti i colori."
Amava ascoltare i Beatles, The Who, Jimi Hendrix, ma soprattutto i Rolling Stones. Quando in TV vide la clip di "Not Fade Away" degli Stones, ne venne talmente impressionato da mettersi a trascurare gli studi in favore della musica. 

My love bigger than a Cadillac
I try to show it and you're drivin' me back
Your love for me has got to be real
For you to know just how I feel...
                  (Rolling Stones, "Not Fade Away") 

Capì che un musicista ha il potere di cambiare la visione del mondo della gente, e cambiare la visione del mondo divenne la sua massima aspirazione. 



Purtroppo suo fratello David entrò in un'organizzazione razzista, ivi condotto anche dal suo forte interesse per l'occultismo. Dave divenne sempre più solitario e nel 1970 si suicidò nel Regent Park.

Joe soffrì molto, sebbene lui e il fratello non andassero d'accordo su parecchie cose. Lo stesso Joe si trasformò in un ragazzo introverso, solitario, a tratti violento. Ad aggravare tale condizione di "alieno" era il suo inconsueto accento. Per via dell'infanzia da apolide, non parlava come tutti gli altri inglesi; aveva inoltre assunto un'inflessione pseudo-cockney che, alle orecchie di ogni vero londinese, suonava strana, posticcia (come difatti era). 

L'inquietitudine lo portò a trasferirsi nel Galles, dove svolse umili lavori in fattorie isolate lasciandosi chiamare Woody Mellor, in onore di Woody Guthrie. Imparò a suonare l'ukulele ed entrò in una band locale, The Vultures.



Dopo poco tempo ritornò a Londra, precisamente a Notting Hill, dove si mischiò agli "squatters", ovvero a quei tipi che risolvono il problema dell'alloggio occupando appartamenti liberi. Fu in tale periodo che rincontrò un vecchio amico, Tymon Dogg, il quale gli insegnò i primi rudimenti della chitarra. L'impresa si rivelò ostica, poiché Strummer era mancino. I chitarristi mancini di solito aggirano l'ostacolo variando l'ordine delle corde (è quanto fece per esempio Jimi Hendrix).

Tymon suonava il violino per strada e Joe gli faceva da "scimmietta", tenendo il cappello per raccogliere gli oboli dei passanti. Poi divenne lui medesimo un busker, strimpellando nei mezzanini dell'Underground. Il suo primo concerto "open air" gli fece guadagnare 1 sterlina e 99 pence. Fondamentalmente conosceva un solo accordo, quello in Sol, con cui poteva però benissimo eseguire brani del tipo "Comes the Rain" (un inno Navajo).




Nel 1974 Joe Strummer fondò insieme a Tymon Dogg i 101ers, denominazione che si rifaceva all'indirizzo del suo ultimo "squat" (101 Walterton Road, London W9). I 101ers iniziarono a esibirsi nei pub ottenendo buone critiche. Le composizioni originali di Strummer e il suo indubbio carisma arrecarono al gruppo un contratto discografico; il single si intitolava "Keys To Your Heart".

Ma Joe voleva di più, voleva raggiungere un pubblico vasto per propagare la sua protesta contro il potere. Già allora le sue songs parlavano delle lotte di sopravvivenza cui sono costretti i comuni cittadini. Era però tutt'altro che un rivoluzionario d'hoc. Coltivava infatti la passione per la storia militare, gli piacevano gli eroi del passato nonché stravedeva per le profezie sulla fine del mondo.
Quando, insieme all'amico Tymon, assisté a un concerto di Johnny Rotten e dei suoi Sex Pistols, rimase fulminato: comprese che il punk era il genere musicale che meglio si addiceva al suo carattere e al messaggio che intendeva lanciare. 
Insieme a Mick Jones (chitarra e voce), Paul Simonon (basso) e Terry Chimes (batteria), si mise a cantare canzoni di "War & Hate": slogan che sostituiva il "Love & Peace" finora inneggiato da gran parte della gioventù e che, a parere di Strummer e non solo, serviva unicamente ad anestetizzare le coscienze. A un certo punto, Chimes venne sostituito da Nicky "Topper" Headon. Sorsero così The Clash ("suono metallico", "fragore"), il più grande gruppo punk rock di tutti i tempi.



The Clash



London's burning! London's burning!

All across the town, all across the night
Everybody's driving with full headlights
Black or white turn it on, face the new religion
Everybody's sitting around watching television!

London's burning with boredom now
London's burning, dial 99999

I'm up and down the Westway, in and out the lights
What a great traffic system - it's so bright
I can't think of a better way to spend the night
Then speeding around underneath the yellow lights

London's burning with boredom now
London's burning, dial 99999

Now I'm in the subway and I'm looking for the flat
This one leads to this block, this one leads to that
The wind howls through the empty blocks looking for a home
I run through the empty stone because I'm all alone

London's burning with boredom now
London's burning, dial 99999

Presso i punkers, le origini sociali di Strummer furono motivo di accese discussioni; tra l'altro il cantante, a dispetto degli anni trascorsi on the road, presentava il tipico aspetto del bravo ragazzo. Si vedeva, insomma, che proveniva da "buona famiglia". Ma d'altra parte nei Clash c'era Jones, che era di estrazione proletaria (viveva insieme alla nonna in una casa popolare di Brixton), e anche Simonon vantava l'appartenenza allo stesso ceto sociale. In quanto a Headon - l'eccellente drummer -, lui aveva il vizio delle droghe pesanti.



La musica dei Clash, inizialmente composta nell'alloggio sociale che allora i quattro occupavano, era influenzata dal reggae, la protesta in suoni delle genti di colore. Uno dei loro primi successi, "White Riots", racconta dei disordini scoppiati durante un Notting Hill Carnival a cui loro furono presenti (questo particolare bastò per far loro guadagnare la nomea di "ribelli" e per accrescerne la credibilità). 

Mentre i Sex Pistols furono il primo gruppo punk in grado di shockare veramente, The Clash si caratterizzarono fin dal principio per i testi coerenti, intelligenti e comprensibili. Rinunciarono spesso alla rumorosità gratuita appunto per far risaltare le parole, come avviene in "Bankrobber":

Mio padre era un rapinatore
Ma non ha mai fatto male a nessuno
Gli piaceva vivere a quel modo
Gli piaceva rubare i tuoi soldi...

(Di questa ballata esiste una valida versione a cappella dei Chumbawumba, che hanno così voluto evocare la memoria di Joe Strummer.)  



La consacrazione definitiva dei Clash arrivò nel 1978, quando si esibirono al Rock Against Racism in Victoria Park davanti a 90.000 persone. "I Clash sono il miglior gruppo rock del mondo" arrivò a scrivere la rivista Rolling Stone.
Il loro album più significativo è il terzo: London Calling (U.S.A. 1980, ma registrato l'anno prima a Londra).

19 canzoni che raccontano di droghe e disoccupazione. Un'apocalisse a sfondo sociale in cui si rivendica la validità del rock'n'roll quale arma per combattere le forze del male. Si va dalla sempre attualissima "London Calling" all'amore operaio di "Train in Vain", attraverso la disperata rassegnazione "discotecara" di "Lost in the Supermarket", lo ska richiamante L'opera da tre soldi di "Wrong 'Em Boyo" e la realmente apocalittica - e leggendaria - "Four Horsemen".

Fino a quel momento, Strummer e Jones (i Lennon & McCartney del punk) avevano scritto la maggior parte del loro materiale nell'abitazione della nonna di Jones, che era una delle loro più convinte sostenitrici, e la band si ritrovava piena di debiti. Ma London Calling fece registrare un enorme successo discografico: "Train in Vain" scalò la classifica U.S.A. dei singles e l'album vendette milioni di copie in tutto il mondo.


https://youtu.be/EfK-WX2pa8c


Intanto in Inghilterra i Clash non erano più considerati "veri punk": firmare un contratto con un'etichetta americana era considerato dalla "base" un vendersi al mercato, "proprio come le vecchie, noiose band". 
Per il secondo album Give 'Em Enough Rope la label aveva sborsato un anticipo di 30.000 sterline, eppure Joe doveva girare ancora - da Camden Town a Notting Hill e ritorno - senza soldi in tasca. Per di più, la loro musica si era sviluppata; un'evoluzione che non piacque ai punkers. Ora facevano in effetti del rock duro, un rockabilly elettrico - un suono più raffinato di ciò che veniva comunemente inteso come hardcore punk. La tournée del '79 negli Stati Uniti fu perciò una sorta di palingenesi per ciascun elemento del quartetto: cambiare aria giovò loro, e servì anche a sfuggire le rigide catalogazioni cui erano (e sono) abituati i connazionali. 
Finalmente approdavano nella patria della musica che più amavano, e l'accoglienza degli americani fu grandiosa. Gli elogi arrivarono persino da quotidiani prestigiosi come The New York Times e The Boston Globe.


    
Strummer rimase un'icona della protesta sociale anche dopo lo scioglimento dei Clash. Nel 1988 si unì al carrozzone anarchico di Rock Against the Rich, un tour promosso dalla rivista Class War  (allora un bimensile che constava di sole otto pagine). Si trattò della più grande campagna anarco-libertaria mai condotta in Gran Bretagna.  




   

Joe Strummer & The Mescaleros

 
The Mescaleros, l'ultima sua emanazione musicale (la band si lasciava ispirare tra le altre cose dalla cumbia, un genere africano), non ebbe il consenso di pubblico che lui si augurava. La gente andava ai concerti per lui, per prendere a pugni l'aria alle note di "(White Man) In Hammersmith Palais" anziché per applaudire il reggae multiculturale di "Bhindi Bhagee" con il ritornello che celebra i pregi del cibo halal. Volevano vedere il cantante dei Clash, celebre formazione che una volta apriva i concerti dei Sex Pistols. Comunque, la tournée che nel 2001-02 portò i Mescaleros in Giappone e negli Stati Uniti fu un successo affatto trascurabile. E - cosa importante - Joe Strummer finalmente si divertiva di nuovo a essere il leader di un gruppo musicale.


https://youtu.be/4IbMiqIdeME




Nel 2002, a oltre vent'anni dall'implosione dei Clash, Jones, Strummer e Simonon si rimisero insieme per curare un album "live". Joe aveva traslocato da poco e, durante gli spostamenti, saltarono fuori alcuni nastri contenenti vecchie registrazioni di concerti del suo ex gruppo, in particolare alla Roundhouse di Londra nel 1976, uno show al Lewisham Odeon del 1978 e l'esibizione allo Shea Stadium di New York come spalla degli Who nel 1982. 
Le bobine erano state registrate direttamente sul banco del mixer da Glyn Johns, il produttore di Combat Rock

La loro portavoce, Tricia Ronane, spiegò: "Abbiamo un sacco di foto del concerto di New York e alcune videocassette. E' sicuramente una testimonianza molto interessante dell'atmosfera che si respirava a quei tempi. Inoltre stiamo aspettando altri nastri dall'America e dal Giappone, dove furono registrate molte session radiofoniche. Se le condizioni del materiale sono buone, lo pubblicheremo. Ma dovranno deciderlo tutt'e tre."

Era dal 1982 che le loro strade non si incrociavano più, ovvero da quando Mick Jones, dopo la realizzazione di Combat Rock, lasciò il gruppo (o ne venne estromesso) a causa di divergenze nelle aspettative musicali (la famosa "battaglia degli ego" che ha portato allo scioglimento parecchi gruppi). Ma i Clash, sia quelli del punk dinamitardo dei primi due dischi, sia quelli barricaderi, capaci di metabolizzare le radici nere del rock'n'roll per tingerle di tonalità caraibiche in London Calling e Sandinista!, erano rimasti un ricordo vivido e importante, e perciò il progetto del live si presentava attraente. Tanto più che proprio in quel periodo stava vedendo la luce un album-tributo (uno dei tanti) che includeva la partecipazione di Tricky, Leonard Cohen ("Rock the Casbah"), Tom Waits, Primal Scream ("Know Your Rights"), Korn, Ice Cube ("Should I Stay Or Should I Go?"), Rancid e No Doubt.

Purtroppo, due giorni prima di Natale, Joe, che sembrava in condizioni psicofisiche eccellenti, venne stroncato da un infarto.

"Mi sento un po' il padrino di chi oggi piega la propria musica alle esigenze del mondo" raccontò in un'intervista rilasciata poco prima della sua scomparsa. "Ai nostri giorni i Clash sarebbero in prima fila contro la globalizzazione, contro il G8: non resisterebbero alla tentazione neppure un istante. Ma ora non si può più tornare indietro, il meccanismo si può tutt'al più domare, controllare, non si può affrontare sulle barricate: lo dimostra il fatto che chi protesta è a sua volta un frutto della globalizzazione". E aggiunse: "Se sono diventato un uomo libero, è perché ho sempre conservato le chiavi del mio passato".

 

JOE STRUMMER - DISCOGRAFIA ESSENZIALE


Con The Clash:
1977 - The Clash
1978 - Give 'Em Enough Rope
1979 - London Calling
1980 - Sandinista!
1982 - Combat Rock

Solo:
1987 - Walker
1989 - Earthquake Weather

Con The Mescaleros:
1999 - Rock Art and the X-Ray Style
2001 - Global a Go-Go
2003 - (uscito postumo) Streetcore

DVD 
Let's Rock Again!
Viva Joe Strummer - The Clash and Beyond. His Life and Times


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